Dopo le oscillazioni degli ultimi anni, la produzione 2024 del settore pastaio ha ritrovato un solido passo espansivo. Guardiamo un attimo indietro, alle variazioni segnate dalla produzione del settore negli ultimi anni. Spunta lo straordinario +8,5% del 2020, quando il consumatore “si aggrappò” alla pasta nella fase di picco della pandemia, mentre l’industria alimentare nel suo complesso a fianco chiudeva l’anno con una flessione produttiva del -2,5%.
Seguì per il pastaio il rimbalzo indietro del 2021 (-9,0%), poi la nuova risalita del 2022 (+3,0%) e il nuovo rientro speculare del 2023 (-3,7%). Ora, i primi cinque mesi 2024 ci presentano una spinta produttiva del settore pastaio pari al +4,1% sul gennaio-maggio 2024. È un delta di tutto rispetto, ben superiore al +1,2% segnato in parallelo dall’industria italiana nel suo complesso. Il settore sembra essere uscito, insomma, dalla fase oscillante prima segnalata. Il segreto? La spinta espansiva che viene dall’export. E non può venire che da lì, in presenza di un mercato interno deludente e statico.
Il comparto in cifre
Vediamo i numeri. Nei primi quattro mesi dell’anno l’export pastaio ha raggiunto in valuta il livello di 1miliardo444 milioni, con un +6,7% sullo stesso periodo 2023. Quel che più conta, la quota in quantità dell’export pastaio ha raggiunto 851mila tonnellate, con una crescita quasi doppia, pari al +12,1%. È pur vero che l’export dell’industria alimentare aggregata è cresciuto in valuta più del pastaio, con un +10,4% quadrimestrale, ma in quantità esso si è fermato sul +6,9%.
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