Raddoppiati in dieci anni i consumi totali di pasta nel mondo: si è passati da 9 a circa 17 milioni di tonnellate. L’Italia resta il maggior consumatore con circa 23 chili annui pro-capite ed è anche il paese che ne esporta di più (circa il 61% della produzione nazionale).
Sono numeri che giungono da un’elaborazione di Unione Italiana Food su dati Istat: nel 2022 sono state esportate nel mondo quasi 2,4 milioni di tonnellate di pasta italiana (+5,2% sul 2021) per un valore complessivo di 3,7 miliardi di euro (+31% rispetto al 2021).
L’Italia è anche il primo paese produttore al mondo di pasta (con 3,5 milioni precede Usa e Turchia): l’export nei paesi Ue tocca il 65,2% del totale, mentre il restante 37,85 riguarda i Paesi non Ue, America, Asia, Africa e Oceania.
Per quanto riguarda i consumi totali, va detto che sono quasi raddoppiati in venti anni (54 oggi contro i 30 di allora) i paesi in cui si consuma più di 1 kg pro capite di pasta all’anno.
“Oggi oltre il 60% dei pacchi di pasta prodotti in Italia viene esportata, contro il 48% nel 2000 e il 5% nel 1955 – ha dichiarato Riccardo Felicetti, Presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food – Se la pasta italiana gode all’estero di tanto successo e ha un percepito estremamente positivo è merito del saper fare centenario dei pastai italiani. Protagonista di infinite ricette antispreco e del giorno dopo, la pasta si conferma un alimento sostenibile, versatile, nutrizionalmente bilanciato e accessibile. Per esempio, in Italia con mezzo chilo di pasta e pochi altri ingredienti (pomodoro, un filo d’olio EVO, una spolverata di formaggio), si riesce a preparare un pasto gustoso e nutriente per una famiglia di 4 persone, spendendo poco più di 2 euro”.