Servono controlli serrati sull’etichettatura e più contratti di filiera tra agricoltori e industria per salvare il grano e la pasta Made in Italy dalla svalutazione del cereale in campo. Lo ha ribadito il presidente di Cia-Agrciltori Italiani, Cristiano Fini, nel corso della riunione della Commissione di allerta rapida indetta al Mimit.
Non è il primo appello di Cia in questa direzione, già qualche tempo fa l’associazione aveva lanciato un monito per salvare la pasta made in Italy.
“Senza interventi immediati -ha spiegato il presidente di Cia, Fini- gli agricoltori italiani saranno costretti ad abbandonare la produzione per scarsa redditività. Chiediamo al Governo di attivare tutte le azioni possibili per il monitoraggio, la trasparenza e la tutela della qualità e delle quantità di grano nazionale utilizzato per la pasta e il pane. Ancora prima -ha aggiunto- sollecitiamo quell’equa redistribuzione del valore lungo la filiera, necessaria a riconoscere il giusto prezzo ai produttori, a tutelare la qualità delle materie prime, come di una pasta 100% Made in Italy, e a salvaguardare la tenuta del comparto agricolo nazionale”.
“Il grano duro è, di gran lunga, la prima coltura tricolore -ricorda Cia-. L’Italia è in cima alla classifica europea per produzione e un podio sotto a livello mondiale. Eppure, nonostante la sua vocazione, resta anche il secondo Paese importatore al mondo, dove i grani esteri, a differenza di quelli italiani, seguono standard qualitativi, di salubrità e costi di produzione molto più bassi, fino a determinare, cosa ancora peggiore, il prezzo del cereale simbolo del Made in Italy. Per questo, occorre un sistema a contrasto e sanzione delle speculazioni commerciali, azioni mirate e strutturate per frenare le importazioni incontrollate dall’estero e il falso grano straniero spacciato per italiano, interventi a garanzia non solo di un prodotto simbolo di italianità, ma anche -sottolinea Cia- della sicurezza alimentare”.