I biologi dell’Università Aldo Moro di Bari, insieme ai ricercatori dell’Istituto di biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari, hanno messo a punto un metodo per prolungare di 30 giorni la conservabilità della pasta fresca. I ricercatori, con il prezioso contributo dell’azienda Food Safety s.r.l. di Corato e di un pastificio pugliese, hanno quindi ideato “clean label”, metodo di conservazione della pasta fresca illustrato sulla rivista “Frontiers in Microbiology”. Per ottenere l’aumento dei tempi di conservazione il team ha modificato i protocolli di confezionamento e aggiunto probiotici antimicrobici all’impasto. Il protocollo è stato testato su un tipo di pasta corta, ovvero le trofie.
“Dal punto di vista del consumatore, il vantaggio di questo prodotto è la maggior durata che si accompagna alla facilità di conservazione pur mantenendo le caratteristiche organolettiche tipiche” – ha spiegato la ricercatrice del Cnr Ibiom Francesca De Leo – Questo può essere particolarmente importante considerando che i consumatori tendono sempre più a ridurre la frequenza dei loro acquisti di cibo, e di conseguenza a conservare i prodotti il più possibile dopo il loro acquisto e prima della loro consumazione”.