Terzo Paese al mondo per consumo pro capite della Signora dei primi, il Cile scopre adesso le ricette all’uovo
Correva l’anno 1874 quando il giovane immigrato italiano, Augusto Carozzi Passani, si lasciò conquistare dalla “sposa dell’oceano, regina di tutte le coste del mondo”, come Pablo Neruda definiva Valparaiso, che allora era la terza città più popolata del Cile.
Fu in quel porto che il giovane – proveniente da una famiglia con, alle spalle, una lunga tradizione nella lavorazione dei cereali – decise di fondare uno dei primi pastifici del Paese, forse senza immaginarsi che quella piccola impresa, chiamata “La Joven Italia”, sarebbe diventata, in America Latina, un Colosso industriale del cibo, con entrate annuali di oltre un miliardo e duecento milioni di dollari.
Fu proprio questa una delle imprese che resero popolare la regina dei primi nel Paese. Oggi, la multinazionale (il 25% è della Tiger Brands, l’industria alimentare più grande del Sudafrica) controlla quasi il 50% del mercato della pasta ed è è tra i più importanti pastifici del Sud America.
Pasta cilena: all’inizio era un contorno
Nonostante la rapida popolarità di quella che, in Italia, è da sempre protagonista in tavola, i cileni, fino a trent’anni fa, la servivano scotta, come contorno. Poi, il ritorno della diaspora cilena – che aveva abbandonato il Paese con la dittatura di Augusto Pinochet – e il riprendere del turismo italiano in Cile, cambiarono le cose e la pasta oggi si gusta al dente e come primo piatto.
Secondo i dati dell’International Pasta Organization, se gli italiani restano saldi al primo posto per consumo pro capite all’anno di spaghetti e maccheroni (25,3 chili), il Cile si aggiudica il quinto posto nel mondo (8,4 chili) e, in America, è secondo solo al Venezuela. E’ un alimento presente in tutte le case e il motivo si deve, secondo la brand manager della Carozzi, Francisca Avendaño, «al prezzo, accessibile e capace di mantenere la domanda abbastanza stabile, e alla versatilità in cucina: è sempre un’ottima scelta per soddisfare tutta la famiglia, anche all’ultimo minuto».
Attualmente, il marchio Carozzi spicca sulle confezioni a rombi rossi e bianchi, a ricordo delle tovaglie italiane di una volta, ma anche sulle linee “Vivo”, “Trattoria” e “Parma”. Per mantenere alta la produzione, il Gruppo «possiede uno degli impianti produttivi più moderni al mondo» e, inoltre, sta investendo per realizzare proposte innovative, «con un forte valore aggiunto», spiega la Avendaño.
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