Oltre ad essere protagonista ogni giorno sulla tavola degli italiani, la pasta risponde presente ogni anno anche alla voce sostenibilità. La grande attenzione nei confronti dell’ambiente si traduce in investimenti sempre crescenti in termini di innovazione e qualità. Il settore dei pastai (che conta 120 imprese, più di 10mila dipendente e un valore di oltre 5 miliardi di euro) investe infatti il 10% del proprio fatturato annuo in ricerca e sviluppo per rendere la pasta sostenibile e di qualità.
Puntare sull’innovazione e sulla tecnologia permette non solo di migliorare le attività quotidiane, ma anche di dare una mano concreta all’ambiente: dal 2013 in Italia sono stati risparmiati ben 270.000 metri cubi di acqua. Un calo in termini di consumi idrici di circa il 20%, mentre i rifiuti recuperati sono circa il 95% del totale. L’emissione di anidride carbonica corrispondente (CO2) è diminuita invece del 21% circa. Per produrre un chilo di pasta, un pastificio utilizza non più di tre litri d’acqua.
“Con un impatto ecologico dal campo alla tavola minimo rispetto ad altri alimenti, la pasta è il prototipo dell’alimento green – spiega Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food – Come produttori di pasta, continuiamo ad esercitare un forte ruolo sociale, oltre che economico, e la responsabilità della nostra generazione è garantire al pianeta l’accesso a cibo di qualità, sano, sostenibile e accessibile. Attenzione però, la crisi dei costi energetici sta mettendo seriamente in ginocchio le nostre aziende e se non vengono adottate misure imminenti, drastiche ed efficaci, saremo presto costretti a chiudere parte delle linee di produzione. Non possiamo quindi essere lasciati soli in questo momento di costi energetici così esorbitanti da alterare completamente i bilanci delle aziende”.
Quale evoluzione in termini di sostenibilità?
L’evoluzione naturale è data dall’agricoltura di precisione: con piani di rotazione delle colture per conservare la fertilità del suolo e la riduzione di fertilizzanti e diserbanti, oltre all’ avvio di una certificazione “residuo zero”. Per quanto riguarda il risparmio energetico, impianti di trigenerazione alimentati a metano permettono di produrre energia elettrica e, allo stesso tempo, energia termica per la fase di essicazione ed energia frigorifera per lo stoccaggio.