Home Economia Prosegue il crollo del prezzo del grano duro

Prosegue il crollo del prezzo del grano duro

8 min lettura
Commenti disabilitati su Prosegue il crollo del prezzo del grano duro
0
284

Le quotazioni attuali inducono i cerealicoltori  a lavorare sottocosto di circa 150 euro

Nella seduta del 1° febbraio scorso, si è verificato un crollo del prezzo del grano duro alla borsa di Foggia, con un picco di -25 euro registrati. A fronte di ciò, le associazioni di categoria del territorio hanno lanciato congiuntamente un allarme al governo. Tra le cause della perdita di terreno delle quotazioni, vanno segnalati l’apprezzamento dell’euro sul dollaro, l’aumento delle importazioni dal Canada e la crisi degli stoccatori che rendono le quantità di prodotto immesse sul mercato del tutto fuori controllo. CIA-Agricoltori italiani ha presentato al sottosegretario all’Agricoltura, Luigi D’Eramo, presente a Foggia lo scorso sabato 4 febbraio, una proposta, per il momento non formalizzata, che favorisca la tracciabilità della filiera del grano duro italiano al fine di creare valore aggiunto e distintività rispetto alle produzioni di importazione. Da parte sua, il Ministro Lollobrigida ha promesso agli agricoltori in massima allerta, una prossima convocazione del tavolo cerealicolo nazionale che non viene riunito da anni, ben prima dello scoppio della pandemia.

 

La proposta di CIA Foggia

“Si sta assistendo a una sorta di pressione economica da parte degli importatori per ribassare il prezzo del grano – spiega a Pasta&Pastai, Angelo Miano, presidente di CIA-Agricoltori Italiani della Capitanata di Foggia -. Se la discesa delle quotazioni dovesse proseguire con questo ritmo, si giungerebbe a una soglia di irreversibilità dell’insostenibilità economica delle produzioni cerealicole nostrane nel giro di due mesi. Secondo la Facoltà di Agraria dell’Università di Bari, che ha recentemente effettuato questo calcolo sulla base delle nuove variabili di mercato, il costo complessivo sostenuto da un cerealicoltore pugliese per seminare coltivare, curare e raccogliere il grano prodotto da un ettaro di terra, ammonta a 1.370 euro. Con le quotazioni odierne la redditività è già sottocosto di circa 150 euro e la situazione, se la discesa dei prezzi non si dovesse arrestare, è destinata a peggiorare. Un orizzonte manifestamente fosco per gli agricoltori che vede, tra le prospettive più nefaste, l’abbandono delle colture da parte dei cerealicoltori con i bilanci in rosso”.

La proposta di CIA Foggia, inoltrata al sottosegretario D’Eramo, è quella di riattivare il finanziamento del registro telematico dei cereali, cosiddetto “Granaio Italia”, estromesso dall’ultima finanziaria. “Sarebbe un modo – precisa Miano – per creare trasparenza sulle miscele di semola di grano duro che, a differenza di altre miscele, non viene identificata in base alla provenienza della materia prima che la compone. Sarebbero sufficienti 100-200mila euro, una cifra non impegnativa. Per questo abbiamo chiesto al ministro Lollobrigida la pronta convocazione del tavolo nazionale che ci aspettiamo non avvenga più tardi delle prossime due o tre settimane, stante la sua disponibilità manifestata”.

 

I fattori alla base del crollo

“Il monitoraggio degli stock è sempre utile – afferma Filippo Schiavone, direttore di Confagricoltura Foggia commentando la richiesta di riattivazione del registro telematico dei cereali -, ma alla base della caduta in picchiata dei prezzi del grano duro a cui stiamo assistendo, ci sono molti fattori. La ragione principale è, innanzitutto, l’apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro che ci penalizza negli scambi commerciali. La seconda viene da lontano, ossia quando due anni fa il prezzo del grano canadese era aumentato perché l’export di quel Paese era diminuito notevolmente con la conseguenza che si è realizzato un significativo apprezzamento del grano italiano, europeo e, in genere, di tutta la fascia mediterranea. Quest’anno, il valore della produzione canadese è ritornata ai livelli normali e le esportazioni hanno ripreso a correre. Il terzo motivo è legato al forte taglio del primo pilastro della PAC che ha, di fatto, comportato un dimezzamento dei titoli e portato le aziende agricole a faticare a far quadrare i conti. Accordiamo piena fiducia al ministro Lollobrigida nel sostegno a questa filiera, anche in funzione della convocazione del tavolo cerealicolo”.

Intanto, nella seduta del 1° febbraio della Borsa Merci di Foggia, la discesa delle quotazioni ha portato il grano duro ad assestarsi a -25 euro. Una vera e propria “mazzata” per gli agricoltori che, nel loro cahiers de doléances si vedono affiancati dai mugnai, per lo meno quelli della provincia di Foggia. Nella seduta precedente, quella del 25 gennaio, il calo era già stato di altri 20 euro. “In pratica, da giugno 2022, la quotazione del grano duro alla Borsa Merci di Foggia ha subito un vero e proprio crollo – si legge in una nota ufficiale di CIA-Agricoltori italiani -. Il biologico, allora, si attestava a 575 euro alla tonnellata; il fino toccava quota 562 euro. Se si guarda alla seduta di mercoledì 1° febbraio, il valore massimo del grano duro biologico è stato fissato a 445 euro, quello del ‘fino’ a 440”. Sono stati erosi, in pratica, 130 euro a tonnellata in sette mesi.

Abbonati alla rivista per leggere l’articolo integrale

 

Sfoglia la rivistaAbbonati alla rivista
Carica altri articoli correlati
Carica altro da Mariangela Latella
Carica di più in Economia
Comments are closed.

Leggi Anche

Gli imbuti ottengono la Deco e puntano alla produzione su larga scala

La denominazione di origine comunale (Deco) per la pasta “imbutini” rappresenta il salto i…