L’ estremo Oriente si avvicina alla pasta italiana. Non tanto per mutuarne le ricette quanto per “adottarla” e destinarla a nuovi usi nel quadro delle proprie tradizioni alimentari. È uno fra gli elementi più interessanti emersi nel corso dell’ultima edizione di Tuttopasta (all’interno di Tuttofood), che rivela come nel settore pastaio, italiano e globale, si stia assistendo a una silente e
inesorabile rivoluzione. L’interesse degli asiatici per la pasta made in Italy, secondo quanto commentato dai professionisti presenti in fiera, apre nuovi orizzonti per l’industria pastaia italiana.
È una delle conseguenze del mercato sempre più globalizzato che, dopo il Covid, ha ricominciato a muoversi forse più velocemente di prima. Lo dimostra il boom di buyer e visitatori, provenienti da tutto il mondo, presenti in fiera a Milano. L’avvicinamento di queste due culture alimentari così lontane si riscontra anche nell’accreditamento, anche tra gli espositori, di importanti aziende agroalimentari e istituzioni del continente asiatico arrivate in Italia con prodotti innovativi per il bakery nostrano. Ben sessantadue gli stand cinesi, dieci le aziende provenienti dalla Corea del Sud, uno stand per il Ministero della gioventù e dello sport indonesiano. E poi, ancora, un espositore thailandese e uno taiwanese. Tra quelli sudcoreani, l’azienda pastaia Young Poong Co., Ltd. di Daegu, una delle quattro metropoli più popolose, situata nella parte sudorientale della Penisola. Ha partecipato per la prima volta a una fiera italiana perché punta a entrare nel mercato del Belpaese con le sue ricette a base di pasta coreana per l’instant cooking. I loro tradizionali gnocchi di riso denominati “topokki”, la torta di riso o anche gli instant noodles. Tutte referenze pronte
da consumare previa aggiunta di acqua con un passaggio di pochissimi minuti al microonde.
Il combo “instant cooking + pasta”, peraltro, è una delle novità che i trasformatori italiani stanno iniziando a sviluppare anche “in casa” per una nuova formula del già sperimentato “ready to eat” o “ready to cook” di questa eccellenza made in Italy che ne preservi integri i sapori e le proprietà nutrizionali. Il consumatore odierno che dedica sempre meno tempo alla cucina, sia per i frenetici ritmi di vita sia per una sorta di sottocultura alimentare strisciante dopata dall’abuso di fast food e consegne a domicilio, ha sdoganato il tabù della “intoccabilità dello scolapasta”; lo dimostra la continua contrazione di consumi lungo tutta la Penisola. Questo trend in discesa che ha eroso il consumo procapite di pasta a 23 kg l’anno, ha costituito una spinta in avanti per il settore ricerca e sviluppo orientato verso soluzioni sempre più veloci e facili da preparare. Tra queste, appunto, la pasta “instant cooking” e persino quella “ready to eat” fresca, da V gamma, ossia poco processata con lavorazioni a basse temperature. Un assortimento nuovo ma già abbastanza profondo per potere inaugurare un reparto intero (e inedito) nei supermercati.
Curiose le soluzioni di couscous “ready to eat” proposte da Molino Filippini, frutto di tre anni di ricerca e di un plafond di investimenti che ha portato alla creazione di uno stabilimento produttivo appositamente dedicato a questo tipo di linee. L’azienda, specializzata nella lavorazione di grano saraceno, ha lanciato a Tuttopasta tre ricette di couscous “instant cooking” caratterizzate da specifiche proprietà nutrizionali. Sono le “cup di couscous all’arrabbiata”; quelle di “couscous di mais & riso alla caprese” e quelle di “couscous di avena alla curcuma & zenzero”. Per consumarle basta aggiungere la quantità di acqua indicata e riscaldarle al forno a microonde per pochi minuti. Le tradizioni pastaie italiane, si diceva, rimangono, in ogni caso, ben ancorate ai propri pilastri anche se la ricerca e l’innovazione spingono in avanti la dieta mediterranea alla riscoperta dei sapori della Penisola riprogettandoli in versioni inedite. È la mission che si è prefissata la startup calabrese Calabrian Pasta che ha debuttato sul mercato italiano proprio a Tuttopasta con la sua pasta fresca fatta con un mix di sapori che attingono alle denominazioni di origine della Calabria quali il bergamotto o la cipolla di Tropea, inserite o nella farcia, per la pasta ripiena, o nell’impasto di quella semplice. Per paradosso, l’azienda dei coniugi Carmine Valoroso e Marina Bianco, nata nel 2019, ha avvitato l’attività come esportatrice verso i mercati europei di Malta, Cipro, Grecia, Ungheria e Olanda e solo da quest’anno si apre la mercato nostrano rivolgendosi ai grossisti per il canale Horeca.
Si rivoluzionano anche le strategie di marketing. Si pensi al lavoro su questo fronte che sta sviluppando il Consorzio di tutela della pasta di Gragnano Igp. Dopo avere sperimentato la sinergia di mercato con la mozzarella di bufala campana Dop, sta ragionando sulla possibilità di ampliare il paniere di eccellenze italiane da abbinare alla pasta guardando anche al di fuori dei confini campani e puntando a prodotti 100% italiani quali il gorgonzola, il Grana padano o il prosciutto San Daniele. L’idea di fondo è quella di presentarsi uniti sul mercato partendo dal presupposto che la ricchezza agroalimentare del made in Italy non è fatta dai singoli prodotti chiusi in compartimenti stagni, ma dal loro abbinamento che non sempre, o forse non più, è conosciuto dalle nuove generazioni che hanno un’educazione alimentare completamente diversa da quella che si aveva nella seconda metà del secolo scorso.