Secondo i dati pubblicati da Italmopa, nel 2020, sono state trasformate 6.300.000 tonnellate di frumento duro per produrre 3.855.000 tonnellate di paste alimentari[1]. L’Italia mantiene saldamente la sua leadership nella produzione di pasta a livello mondiale[1]. Le grandi compagnie, di solito, acquistano il grano duro sul mercato internazionale delle materie prime, di cui Canada e Messico sono i principali esportatori. In Italia, invece, i principali produttori di pasta utilizzano preferibilmente grano duro proveniente dal mercato nazionale, integrando le loro forniture con prodotti provenienti principalmente da Francia, Stati Uniti e Australia[1-7]. Di conseguenza, l’impatto ambientale di questo settore produttivo può essere significativo e ciò ha spinto le principali aziende a valutare l’impronta ambientale delle loro produzioni attraverso la Valutazione del Ciclo di Vita (LCA) e, in alcuni casi, anche attraverso la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD), in accordo con le normative vigenti. Le ragioni a sostegno di questa scelta sono legate principalmente alla crescente attenzione dei consumatori in merito agli impatti della produzione (alimentare e non solo) sull’ambiente. Inoltre, il rinnovato interesse dei consumatori per i grani antichi ha promosso un significativo aumento della loro coltivazione, ampliando così il numero di prodotti offerti dall’industria alimentare[8]. La riscoperta dei grani antichi ha contribuito anche alla salvaguardia della biodiversità e allo sviluppo di una microeconomia locale, che permette ai piccoli produttori di aumentare i loro profitti [8]. La politica di protezione del pianeta ha indotto molte organizzazioni nazionali e internazionali a sostenere strategie di sviluppo, produzione e consumo sostenibili, alle quali i produttori più piccoli hanno maggiore difficoltà ad accedere. Di conseguenza, sono pochi i dati disponibili relativamente all’impatto delle produzioni artigianali di pasta secca.
Inoltre, i sistemi di produzione alimentare hanno forti specificità nazionali. Bevilacqua et al. (2007)[9] hanno identificato le seguenti fasi del ciclo di vita nella produzione della pasta: coltivazione del grano duro; macinazione del grano duro per ottenere la semola; produzione e confezionamento della pasta; trasporto e distribuzione; consumo domestico; smaltimento dei rifiuti e dei pallet. Queste fasi sono citate e quantificate anche nel Sistema Internazionale EPD per i produttori di pasta industriale.
Sfoglia la rivistaAbbonati alla rivistaAbbonati alla rivista per leggere l’articolo integrale